Through the Wormhole“Siamo l’esperimento di controllo, il pianeta cui nessuno si è interessato, il luogo dove nessuno è mai intervenuto. Un mondo di calibratura decaduto. (…) La Terra è un argomento di lezione per gli apprendisti dei.” Carl Sagan
T. Ventura: “It’s a labor of love, right? What they call a passion project.” B. Sterling: “Well, it’s just flat-out literary. It’s about advancing the genre and increasing interchanges between fiction writers and actual science people. It’s like, the two wings of science-fiction: science and fiction. Without the one or the other, they don’t actually fly…”
Progetto a cura di Marco Passarello, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia.
Il mio racconto intitolato “Il morbo”, che potrete leggere nel secondo volume dell’antologia assieme all’intervista all’esperta di robotica Alessandra Sciutti, è ambientato nel prossimo futuro in California, dove mi trovavo quando l’ho scritto, e trae ispirazione da un interrogativo: “Cosa accadrebbe a una società che dipende economicamente, logisticamente e psicologicamente dalle intelligenze artificiali per espletare le proprie funzioni più essenziali (comprese la maternità, l’assistenza ai disabili e la produzione artistica) se queste ultime venissero meno all’improvviso?”
Per approfondire, vi invito ad ascoltare le interviste realizzate in occasione della presentazione dell’antologia “Fanta-Scienza 2” presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova:
Il curatore Marco Passarello ci parla dell’antologia “Fanta-Scienza 2”, edita da Delos Digital ed erede del bel progetto cui ho partecipato nel 2019 in collaborazione con gli scienziati dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.
All’interno della nuova antologia troverete il mio racconto dal titolo “Il morbo”, ambientato nella California del prossimo futuro e basato sulle ricerche sull’interazione fra esseri umani e robot condotte dalla Dott.ssa Alessandra Sciutti e dai suoi collaboratori, noti al grande pubblico per aver ideato l’androide “bambino” ICub.
“Il risultato [di Fanta-Scienza] è sorprendente. In poche righe, l’approccio artistico, il ritmo narrativo, il vigore delle impressioni generate dalla letteratura alimentano vigorosamente l’immaginazione delle conseguenze dell’adozione di una tecnologia nella società.”
(Luca De Biase, direttore di Nòva 24, Il Sole – 24 Ore)
Venerdì 1° ottobre ho avuto la fortuna di partecipare a “Cyberpunk come movimento letterario”, un seminario tenuto da Bruce Sterling e riservato a scrittori di fantascienza e altri “addetti ai lavori”, nell’ambito del programma Educational di Lucca Comics & Games 2019. Un’interessantissima occasione di confronto a tu per tu con uno dei fondatori del movimento Cyberpunk, al quale abbiamo potuto rivolgere tutte le domande che volevamo.
Nel primo pomeriggio si è tenuta al Teatro del Giglio la tavola rotonda “Quando un disco volante atterrò a Lucca!”, cui hanno partecipato Sterling stesso, James S. A. Corey (pseudonimo dei due autori della saga di “The Expanse”), Dario Tonani, Licia Troisi (in veste di moderatrice) e Federico Carmosino.
Sono lieta di annunciare la mia partecipazione a un altro progetto editoriale di Delos Digital, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, il giornalista RAI Marco Passarello (in veste di curatore) e alcuni dei migliori nomi della fantascienza italiana di oggi. Maggiori informazioni saranno disponibili nei prossimi giorni: iscrivetevi alla pagina Facebook o tenete d’occhio questo blog per rimanere aggiornati!
Comunicato stampa:
È arrivato il momento del grande annuncio.
Sta per uscire “Fanta-Scienza”, un’antologia diversa dal solito.
Il punto di partenza sono state otto interviste con ricercatori dell’ISTITUTO ITALIANO DI TECNOLOGIA, che ci hanno parlato dei possibili sviluppi futuri del loro campo: Francesco Nori per la robotica, Marco De Vivo per la chimica farmacologica, Barbara Mazzolai per la tecnologia bioispirata, Paolo Decuzzi per la medicina di precisione, Guglielmo Lanzani per l’elettronica indossabile, Alberto Diaspro per la microscopia, Athanassia Athanassiou per i nuovi materiali, Davide De Pietri Tonelli per la biologia cellulare.
Da ognuna di queste interviste uno scrittore di fantascienza si è lasciato ispirare per scrivere un racconto. Hanno partecipato Paolo Aresi, Serena M. Barbacetto, Franci Conforti, Alessandro Forlani, Lukha B. Kremo, Marco Passarello, Alessandro Vietti, Andrea Viscusi e, con un racconto “speciale”, Piero Schiavo Campo.
La copertina è del mitico Franco Brambilla.
A breve avete notizie sull’uscita del libro, sulle presentazioni, e sul contenuto!
E così Cassini, raggiunta la velocità di 140.000 chilometri all’ora, è sprofondata nelle nubi di Saturno. Il gran finale era stato pianificato da anni – da quando Cassini aveva cominciato ad esaurire il carburante. Alcuni di noi stanno seguendo/hanno seguito le ultime fasi della vita della sonda in diretta, attraverso il sito della NASA. Le […]
Potremmo chiamarla in molti modi, l’Era osmotica, l’Età del disequilibrio, l’Epoca dell’ibridazione, ma qualunque nome le sia dato in futuro, è già qui, ed è qui per restare. Al varco c’è il superamento del Sistema di Pensiero (le maiuscole sono d’obbligo, in questo caso) che ha innescato e guidato le precedenti rivoluzioni civili e filosofiche, plasmando buona parte del paesaggio socio-economico che oggi ci circonda.
L’Umanesimo pone l’Uomo al centro, collocandolo come soggetto agente in uno spazio creativo sempre più vasto, a sua totale disposizione. Gli dèi si ritirano ai margini di questo spazio, sospinti sempre più indietro, e i grandi filosofi li danno per morti: non si ha “più bisogno di quell’ipotesi”, per esplorare il mondo e ciò che ha da offrire.
Dalle macerie di questo terremoto antropologico l’Uomo emerge in una posizione unica di predominio, con tutto un mondo a disposizione per esercitare la sua capacità trasformativa: quale unico soggetto in grado di auto-determinarsi e di “emanare” creazioni, modifica l’ambiente circostante, il cui ruolo è puramente strumentale, ed è una relazione a senso unico, priva di feedback, con al centro un’entità “pura” e autonoma che agisce in base al proprio libero arbitrio senza lasciarsi contaminare.
Peccato che tale solipsismo sia un’illusione, e un’illusione pericolosa.
Come l’etologo R. Marchesini ci fa notare, la tecnologia non è una mera cellula probiotica che migliora le funzionalità dell’organismo umano: è un virus che penetra nelle nostre cellule e le riprogramma dall’interno. L’Umanità (“entità” peraltro ancora tutta da definire) è in un rapporto osmotico con il mondo: la realtà la rivoluziona ontopoieticamente per contatto; la scienza e la tecnica non si limitano a soddisfarne i bisogni, ma li modificano e ne introducono di nuovi. L’innovazione tecnica cambia i predicati e i fini dell’Homo sapiens sapiens e lo condiziona sia a livello del singolo individuo (ontogenesi) sia a livello di specie (filogenesi); apre prospettive come un crocicchio di nuove strade, ma non lo lascia libero quanto crede di scegliere quale imboccare, e una volta fattolo, non lo lascia libero quanto crede di tornare indietro o di uscire dal solco, né di adattare il passo alle sue aspettative ed esigenze, mutevoli e influenzabili anch’esse.
Noi esseri umani non siamo impermeabili, anche se ci piace illuderci di esserlo, e la tecnica non ci “completa”, non si limita a “servirci” passivamente, ma riprogramma le nostre menti, sviluppa abilità e ne atrofizza altre, crea dipendenza. Allo stesso modo, la Natura non si lascia soltanto “imitare”: ci mostra possibilità, apre spazi creativi che possono essere colmati anche migliaia di anni dopo. Gli uccelli ci insegnano che è possibile volare ben prima di come riuscire a farlo, rendono concepibile ciò che riusciamo tecnicamente a realizzare molto, molto tempo dopo. L’Uomo ha bisogno del mondo anche soltanto per concepire possibilità: scopriamo che esistono molti più colori di quelli che vediamo, scopriamo l’infinito, scopriamo la sfuggente essenza della materia, ma non possiamo immaginarli. Il mondo sfida continuamente la nostra immaginazione, ma è allo stesso tempo il bacino d’idee e di possibilità in nuce cui la nostra intelligenza attinge per dar forma alle proprie realizzazioni.
La società umana moderna, influenzata prima dall’antropocentrismo delle religioni abramitiche e poi dal pensiero umanista, considera gli altri esseri viventi, la materia inanimata (confine difficile da stabilire) e gli strumenti tecnici da essi derivati come una risorsa da utilizzare, un patrimonio da possedere, sfruttare e monetizzare. Il “consumismo”, che caccia dalla porta il concetto di “limite” fatto poi rientrare dalla finestra da Boulding e altri negli anni ’60, si basa su questo.
Ancora ci illudiamo di essere qualcosa di “diverso”, qualcosa di “puro”, ma niente è puro in Natura, e noi ne facciamo parte. Come Marchesini stesso e molti filosofi (Nietzsche in primis) affermano, la purezza è morte, la vita è contaminazione. L'”Ego cogito, ergo sum, sive existo” del Metodo cartesiano è in realtà un Io dialogante. L’isolamento solipsista dell’Io è mero onanismo, se non mera idiozia.
Il mito della purezza e dell’auto-sufficienza porta a sfruttamento indiscriminato, razzismo, distruzione degli ecosistemi, disgregazione delle strutture sociali. Non amiamo né rispettiamo il nostro prossimo, né gli animali e le altre creature viventi, ma amiamo noi stessi attraverso di loro, semplificandoli, riducendoli alle loro componenti “meccaniche” o ai moventi che proiettiamo su di essi, per poi usarli come specchi che rimandano soltanto il nostro riflesso.
Se distruggiamo il valore relazionale del prossimo, distruggere il prossimo è soltanto il passo successivo. Un bambino deve interagire con altri adulti e bambini di persona, non attraverso uno schermo, per sperimentare l’effetto che fanno i propri comportamenti e allenare le proprie capacità empatiche: la maturazione emotiva si ha attraverso l’interazione, preferibilmente non mediata e non a distanza. È facile odiare, prima di conoscere, e le occasioni di crescita dipendono dalla “permeabilità” reciproca, che non è mera e passiva accettazione della visione del mondo e delle istanze altrui, ma attitudine all’ascolto.
Il bambino che un tempo animava i propri giocattoli, oggi reifica il proprio gatto riducendolo a un peluche o a un “minus-habens” pseudo-umano. L’Uomo ancora crede all’Idea di “Gatto” attorno alla quale far orbitare i singoli gatti, senza aver introiettato il fatto che la Vita è un cantiere sempre aperto e ogni individuo è una possibilità che si apre sul mondo, una prova, un unicum.
Ogni specie e ogni singolo rappresentante di quella specie “s’immerge” nel mondo in modo diverso: vede parti dello spettro e colori diversi, avverte a distanza la presenza di qualcosa in base alle turbolenze dell’aria, sviluppa comportamenti in base all’istinto predatorio di un cagnolino che insegue una foglia svolazzante o a quello esplorativo e catalogativo di un bambino che raccoglie margherite in un prato.
Le varie anime del darwinismo contemporaneo c’insegnano che le concezioni antropomorfizzate della realtà sono superate, che l’idea di “Progetto” è estranea ai meccanismi della natura, e che il concetto stesso di “umano” è sfumato e ambiguo. Ci dotiamo di nuovi sensi, miglioriamo funzioni e ne perdiamo altre, ma soprattutto impariamo a concepire altre forme di vita non come “macchine” prevedibili e fatte di automatismi e singole componenti distinte, non oggetti, ma soggetti, capaci di cambiare abitudini e di apprendere ma allo stesso tempo condizionati dal fatto che più avranno la tendenza naturale a raccogliere, più spesso ne faranno esperienza. Capiamo che i processi di apprendimento devono essere anche spazi di protagonismo e di interazione.
Per coloro che si definiscono esseri “umani” (considerando che non esiste una definizione universalmente riconosciuta di questo aggettivo, così come non esiste una definizione universalmente riconosciuta di “essere vivente”), trattasi di un’emancipazione dell’animalità, non dall’animalità. Del resto, la nostra stessa capacità creativa deriva dai nostri istinti animali, istinti che ci hanno permesso di sopravvivere in situazioni che non si ripetevano mai identiche a se stesse, e dalla titolarità che da decenni cerchiamo (con risultati sinora deludenti) d’insegnare alle macchine.
È ingenuo illudersi di dominare e “cavalcare” l’innovazione tecnica: anche se le macchine ancora non possiedono la titolarità che tanti autori di fantascienza (me compresa) hanno immaginato e paventato, non basta essere (o ritenerci) consapevoli, moderati e dotati di auto-controllo perché il loro utilizzo non riscriva le nostre menti, così come non basta essere “genitori capaci e attenti” per governare il modo in cui esse plasmano la mente duttile di un bambino. Le future generazioni saranno diverse dalla nostra e dalle precedenti, nel bene e nel male, che lo vogliamo oppure no.
Demonizzare le tecnologie e l’uso che se ne fa non porta lontano, ma non porta lontano neanche ingannare noi stessi pensando di esserne padroni, di averne il controllo, di non lasciarcene influenzare. Entro certi limiti possiamo scegliere, moderarci, oppure cercare di non lasciar atrofizzare le capacità che un giorno potrebbero esserci utili per cavarcela anche senza, ma senza illuderci di sviluppare così chissà quale immunità o privilegio prospettico.
Un buon consiglio ce lo dà quell’acuto provocatore di Louis C. K., dicendo che siamo umani quando siamo seduti su una poltrona in silenzio a riflettere, soli con noi stessi, e non cerchiamo ossessivamente di scacciare con mille distrazioni e automatismi quello spaventoso vuoto esistenziale che riemerge dal profondo, ma lo accogliamo dentro di noi come parte essenziale (e preziosa) della nostra esistenza:
“Su quel mondo morto, morto da miliardi di anni, stava piovendo. Il cielo, un sottile velo di niente sopra le poche creature che lo popolavano, si era coperto: una coltre di nubi correva attraverso immensi spazi vuoti, sospinta da quegli stessi venti che d’un tratto erano scesi a spazzare le pareti di vetro della città, laddove la vita s’era fermata.
Quel rumore appena percettibile aumentò pian piano d’intensità: l’acqua scese a bagnare la terra, colorandola d’una tonalità bruna, ma anche le gigantesche strutture pressurizzate, all’interno delle quali migliaia di persone avevano adesso lo sguardo rivolto al cielo.
Il pianeta stava diventando un’enorme palla di fuoco: i gas esalavano dalle rocce in superficie, una pellicola solida sul magma ribollente. Le immense distese vuote di Skya si erano accese di un’aura rossa che riempiva l’orizzonte, come oceani di fuoco: scosse sismiche devastanti rivangavano la superficie e le viscere del pianeta, rivoltandole come se l’intera Gaia, gigantesca creatura vivente, si stesse spogliando in una muta della propria vecchia pelle.”
Wormhole
L’illustrazione originale realizzata da Stefano Decarli (www.stefanodecarli.com) per la copertina del romanzo è pronta, e l’editore ne è entusiasta. Non vedo l’ora di potervene mostrare un’anteprima! Nel frattempo, date un’occhiata al sito dell’autore, un bravissimo fotografo e regista: non ve ne pentirete!
PS: Per i curiosi, ecco un indizio sulla copertina: http://upload.wikimedia.org/…/d/d6/BlackHole_Lensing.gif
Sulla pagina Fb dedicata alla saga potrete trovare tutti gli altri aggiornamenti, ma anche spin-off, brani dei romanzi, illustrazioni e novità dal mondo della scienza e della fantascienza: https://www.facebook.com/pages/Wormhole-saga/210575395621627
E poi arrivò la Chimera, che mettendosi a fare il diavoletto di Maxwell (o peggio) incasinò ancor di più quello che già era diventato un bel pasticcio…
Commenti recenti